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Padania Acque si mette a disposizione della comunità scientifica per la ricerca di tracce di Covid - 19 nelle acque reflue urbane e nei fanghi da depurazione. 

Il mondo accademico nazionale e internazionale ha chiesto al gestore del servizio idrico integrato della provincia di Cremona di utilizzare il territorio cremonese come test per rilevare la presenza di COVID-19 nelle acque reflue urbane e, conseguentemente, nei fanghi da depurazione. Uno studio importante per ragioni scientifiche, ma soprattutto per scopi di salute pubblica. 

I risultati delle indagini, che sono partite da qualche settimana, serviranno per comprendere la reale dimensione dei contagi fra la popolazione, facendo emergere la quota degli asintomatici che, pur non avendo sintomi, eliminano il virus, lasciando tracce nelle acque reflue. 

"Padania Acque si è subito messa a disposizione del mondo della ricerca universitaria e istituzionale a livello mondiale per fornire la base, cioè i campionamenti, per le analisi sulla presenza di virus Sars-Cov-2, attivi o tracce, con finalità di studio e anche di allerta e gestione dell’emergenza”, ha spiegato l’Amministratore Delegato di Padania acque, Alessandro Lanfranchi. 

A prendere contatti con la società di gestione del servizio idrico integrato sono stati l’istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano, in collaborazione con l’Università di Milano, il Politecnico di Milano, in collaborazione con KTH di Stoccolma e altri Istituti e Università a livello mondiale, il CNR (National Research Council of Italy) di Verbania, partner di un Consorzio Mondiale coordinato da DTU di Copenhagen e dal Politecnico di Hong Kong con il patrocinio dell’OMS.

Questo super team internazionale di scienziati prenderà in esame, ogni settimana, 2/3 campioni di acque reflue in ingresso nei depuratori di Cremona e Crema, due città epicentro della pandemia, per poi compiere la misurazione relativa alla presenza del virus. Lo stesso campionamento verrà eseguito sui fanghi in uscita dai depuratori. Va sottolineato che secondo le linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) le pratiche di depurazione delle acque utilizzate sono efficaci nell’inattivazione del virus e, ad oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che “non esistono prove di trasmissione del Covid-19 attraverso il sistema fognario in assenza e in presenza di trattamenti”. 

I campioni verranno, poi, conservati a - 20 gradi centigradi fino all’esecuzione dell’analisi virologica presso gli istituti di ricerca. I vari dati raccolti verranno costantemente messi a confronto nel tempo, acquisendo così una funzione “sentinella” relativa agli sviluppi epidemiologici del Coronavirus.  “Si tratta di un progetto di tracciamento della rete fognaria della provincia di Cremona compiuto solo per ragioni epidemiologiche, di previsione del contagio - precisa Lanfranchi -: non c’è nessun rischio di natura sanitaria legato al sistema idrico, oggi considerato sicuro". La provincia di Cremona non è l’unica ad avviare questo tipo di screening. “Per la specificità del ruolo, le imprese idriche italiane stanno dando un aiuto fondamentale nella tracciabilità dell’epidemia nel nostro territorio – aggiunge il Presidente di Padania Acque, Claudio Bodini – Oltre a Cremona e Crema, anche le città di Milano e Roma hanno iniziato questa rilevazione in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, mentre Utilitalia si è resa disponibile sul tema per una interlocuzione di coordinamento dei dati.